IL FOGLIO LETTERARIO EDIZIONI
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Alejandro Torreguitart Ruiz
Adiós Fidel - All'Avana senza un cazzo da fare
Pagine 184 - Euro 15,00
ISBN 978 - 88 - 7606 - 177 - 6
EDIZIONI A.CAR - EDIZIONI IL FOGLIO
www.edizioniacar.netIl titolo della raccolta è Adiós Fidel, preso da un recente racconto politico,
prontamente integrato da All'Avana senza un cazzo da fare, perché il cuore delle
storie riguarda la vita quotidiana. All'Avana, in tempi di periodo speciale, c'è
poco da fare, a parte inventare il modo di mettere insieme il pranzo con la cena. E
allora seguiamo Alejandro nelle peripezie a caccia di mulatte, mentre si esibisce
con il gruppo, quando pensa al romanzo da pubblicare e nei ricorrenti sogni di fuga.
Nella parte politica l'autore ironizza sugli eventi cubani più importanti, ma spesso
si lascia prendere la mano dal dramma, piange per la fucilazione di poveri ragazzi
che scappano, ricorda la fanciullezza accanto alla madre e attende la morte di un
nonno comunista malato di tumore. Il sarcasmo del giovane cubano imperversa nei
racconti migliori e non risparmia nessuno, da Chávez ad Alarcón, passando per Perez
Roque e Carlos Lage, per arrivare a Fidel e Raúl. (Gordiano Lupi).
E a me viene a mente una sera dopo una festa sul Malecón, c'era ancora Juliana
allora, ridevo, scherzavo, dicevo che un giorno avrei sequestrato la lancita e sarei
fuggito a Miami, come una volta qualcuno lo aveva già fatto, non è mica lontana
Miami, dicevo. La sera d'estate, quando il rum è finito, mi capita spesso di stare
appoggiato a quel muro di vecchio granito a guardare le stelle, forse aspetto un
soffio di vento, qualcosa che mi dia una speranza, chissà. Il vento porta sapore di
mare ed è già abbastanza. Dài che lo facciamo, diceva Juliana. Un giorno o l'altro.
Lei adesso è fuggita, è scappata davvero a Miami. Un uomo, una lancia, una cosa
qualunque, fuggire. E io sono qui che rimpiango e magari mi capita spesso di dire
domani lo faccio, un giorno di questi che non so proprio trovare un motivo per
andare avanti, un giorno lo faccio.
Gli eroi non fuggono, restano fedeli a una città perduta, si adattano al quotidiano
per sopravvivere, ché motivi per scappare ne avrebbero tanti, ma restano attaccati
alla loro terra solo per il terrore della nostalgia.
IL LIBRO E' STATO ACQUISITO DA EDIZIONI A.CAR di MILANO -
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ALEJANDRO TORREGUITART RUIZ
Alejandro Torreguitart Ruiz (L'Avana, 1979) esordisce in Italia con Machi di carta -
confessioni di un omosessuale (Stampa Alternativa, 2003), definito un delicato e
intenso romanzo di formazione da Mario Fortunato su L'Espresso. Seguono La Marina
del mio passato (Nonsoloparole, 2004), Vita da jinetera (Il Foglio, 2005), Cuba
particular - Sesso all'Avana (Stanpa Alternativa, 2007) - 2.000 copie vendute - e
Adiós Fidel - All'Avana senza un cazzo da fare (Racconti 2003 - 2008) (Il Foglio -
A.Car, 2008). Tra gli inediti citiamo il romanzo fantapolitico Mr. Hyde all'Avana e
la biografia romanzata Un uomo chiamato Che Guevara. Alcuni racconti di impronta
politico-esistenziale sono stati pubblicati da quotidiani e riviste. Tra questi: Il
Tirreno, Il Messaggero, La Comune, Container, Progetto Babele, L'Ostile e Happy
Boys. Pubblica racconti sulla rivista telematica
www.tellusfolio.it. Gordiano Lupi è
il traduttore e il titolare per lo sfruttamento dei diritti sulle sue opere in
Italia e per l'Europa. Sito internet:
www.infol.it/lupi.
Oblò cubano di TELLUS FOLIO:
http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=65&color=blue--------------------------------------------------------------------------------
UN RACCONTO INEDITO
Grazie Raúl che ci fai vivere e sognare.
Oggi telefona il camaján (1), che poi il camaján sarebbe il marito di mia cugina,
quello che traduce e mi fa pubblicare i libri in Italia che il diavolo se lo porti,
e fa pure lo spiritoso, lui se lo può permettere, mica ci deve fare i conti con
questa vita qui, il massimo che fa traduce, bella fatica, dico io che vivo e scrivo,
ma lui fa le battute, ci va giù peso col comico stasera. Alejandro, mi fa, come la
vedi questa Cuba modello cinese che prosegue senza sosta a ritmo di riforme
elettroniche? Adesso potete comprare pure il cellulare. Non sei contento? Ora, io lo
ascolto e non m'incazzo, ché tutto sommato i pochi chavitos che arrivano sono merito
suo, devo pure stare buono e avere tanta pazienza, però questa storia dei telefonini
liberi m'avrebbe fatto due palle come cocomeri, guarda. Il Granma scrive a tutta
pagina che il neopresidente cubano ha emesso un provvedimento che legalizza l'uso
dei cellulari tra la popolazione cubana, finalmente libera di acquistarli e
utilizzarli. Ecco, finche leggo sul Granma le solite cazzate mi sta bene, ci sono
abituato, ma sentire un italiano fare lo spiritoso mi manda in bestia. Il Granma
aggiunge che prima i telefonini erano utilizzati solo dai funzionari governativi e
dagli stranieri, adesso saranno disponibili i cellulari per cubani, Etecsa offrirà
servizi di telefonia mobile al pubblico, in collaborazione con Telecom Italia. Che
cazzo ridi camaján, è proprio così, c'avete le mani in pasta pure voi in questa
presa di culo telefonica, ché poi vorrei sapere chi se lo compra un telefonino a
Cuba con quello che costa e con gli stipendi che pagano. Il camaján prosegue a
briglia sciolta, ci va giù duro con l'ironia, dice che dobbiamo ringraziare Raúl
Castro, prima legalizza lettori DVD e forni a microonde, adesso pure i telefoni,
cosa vogliamo di più proprio non se lo spiega. Adesso Cuba non ha problemi, tutti i
cubani comprano lettori DVD, forni a microonde, cellulari come se piovesse e via
andare, si vive che è un piacere, si passa il tempo telefonando, un po' come in
Italia che invece di parlare si spediscono SMS. E i gravami eccessivi che tormentano
la vostra vita saranno cancellati, insiste, lo ha detto Raúl Castro, vi faranno
persino dormire negli alberghi di Stato, guarda. Continua a prendermi per il culo,
italiano del cazzo, tanto il telefono lo paghi tu, vai avanti tranquillo, non ti
stancare, ché io già lo vedo mio padre con dieci dollari di stipendio prenotare le
vacanze a Varadero insieme a ciccioni europei alloggiati per cento dollari al giorno
tutto compreso. Ma vedrai che vi lasciano scrivere pure sui blog, insiste, potrete
navigare in rete, senza tanti problemi, sarete il popolo più libero del mondo, tu
guarda Yoani Sánchez quanto scrive, la leggo pure io dall'Italia. Ora, come faccia
la Sánchez a scrivere su internet mica lo so, a me non lo fanno fare, però il suo
sito non riesco a vederlo, non so come mai, forse lo vedrai tu che sei italiano, ma
a me non riesce, non sono capace. E poi c'avete Mariela Castro che fa la paladina
dei gay, insiste il camaján, c'è una proposta di legge che garantirà pari diritti a
tutti i cittadini, libere unioni omosessuali e chirurgia per il cambio di sesso.
Bene, adesso siamo a posto, quasi quasi divento donna, così vado a battere sul
Malecón e qualche chavito lo rimedio. Mariela dice che è molto dispiaciuta di quello
che ha fatto suo zio ai gay, torture, galera, lavori forzati, campi di
concentramento rieducativi, piccoli errori che andranno presto sanati. Fidel si
sbagliava, pensava che l'omosessualità fosse un vizio capitalistico, adesso sappiamo
che non è vero, mangiare tre volte al giorno è un vizio capitalistico, ma per quello
non c'è da preoccuparsi, a Cuba lo abbiamo debellato, i veri problemi sono altri.
All'Avana c'è pieno di gay che si vogliono sposare e di checche che chiedono di
adottare figli, per Dio! Facciamo qualcosa al più presto, se no questo Paradiso in
terra che stiamo vivendo potrebbe vacillare per colpa di pochi disfattisti che
rivangano il passato. Caro camaján, Abel Prieto dice che il matrimonio tra lesbiche
e omosessuali sarà approvato e non causerà nessun terremoto, io sono contento, ché
c'ho pure tanti amici omosessuali, primo tra tutti Maicol che l'ho messo in un
libro, ma queste notizie bomba non riempiono la pancia. Magari Raúl potrebbe dire
cosa pensa di fare per la doppia valuta e per gli stipendi che non valgono un cazzo,
magari potrebbe suggerire con quali soldi comprare telefonini e DVD, magari potrebbe
dare qualche idea su come dormire negli alberghi senza il becco d'un quattrino,
magari potrebbe spiegare perché tiene in galera chi non la pensa come lui e perché
non siamo liberi di andare in giro per Cuba senza permessi e come mai non permette
l'uscita dal Paese. Magari. Chiedi troppo, fa il camaján, contentati dei cellulari,
ora sono liberi, magari te ne compri uno e la prossima volta chiami tu. Non ti
rispondo che è meglio, guarda. Grazie Raúl che ci fai vivere e sognare, quasi meglio
di Totti, più della magica Roma, lanciato verso un futuro di riforme che faranno di
Cuba un Paese moderno e vitale, una nuova Cina. Non dovete essere disfattisti.
Dovete credere nel futuro d'una rivoluzione infinita che non può finire, per Fidel e
Che Guevara che hanno lottato sulla sierra e sconfitto Batista. Ti sei fatto di roba
pesante, camaján? La pazienza ha un limite e i soldi di Adiós Fidel mica li ho
visti, magari manda un anticipo che compro riso e fagioli per il prossimo mese,
invece di dire cazzate. Grazie Raúl che ci fai vivere e sognare, canticchia quel
fesso d'italiano in sottofondo e io mica lo capisco perché ride tanto, non ha di
meglio da fare, si vede. D'un tratto mi viene a mente una cosa, non potevo pensarci
prima invece di stare ad ascoltare queste menate, è il primo d'aprile, cazzo d'un
italiano che m'hai preso in giro come si deve. Attacca vai e passami mia cugina che
almeno parlo spagnolo come si deve, fesso d'un camaján.
Nota al testo
(1) camaján è lo straniero che conosce bene Cuba perché è stato sull'isola molte
volte, quasi un cubano d'adozione.
Alejandro Torreguitart Ruiz
L'Avana 1 aprile 2008
Traduzione di Gordiano Lupi
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